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I CINQUE PULCINI



E

uno, e due e tre! — sclamò la gente, e per la porta dell’osteria erano entrati in fila tre bambini. I due più grandi avevano una bisaccia di corda sulle spalle, il terzo aveva solo una faccia soda e viva come quella degli spazzacamini, e siccome era vestito di un pannilano grosso, così era costretto a stare colle braccia un poco aperte: e siccome era giunto ultimo, così aveva lasciato dietro di sè la porta spalancata.

— Ehi là, bambino, chiudi la porta; non vedi che entra la neve?

Ma il piccino ultimo non si mosse e i due primi che si erano fermati a metà della stanza, guardarono confusi da che parte veniva la voce (giacchè il fumo delle pipe e delle vivande nascondeva il volto degli avventori) anzi le voci, poichè erano molte e tutt’altro che gentili, e venivano da certe facce rosse e da certe bocche aperte, che non erano punto lusinghiere. — Ehi, dico, la chiudiamo questa porta? sì o no?