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la seconda disillusione 161

gigantesca di sapone pareva allungarsi staccandosi dal mare — io la adoro!

— Che cosa, figlio mio? la luna forse? — domandò con accento di amabile ironia.

— Macchè la luna! Lei! E una cosa divina, un’apparizione celestiale; forse è la felicità. In questo caso io non intendo di abbandonarla, oh, questo poi no!

E nel dire tali parole aveva gettato il braccio al collo della mamma, con la qual mossa raggiungeva due scopi diversi e necessari; parlare piano e sedurre la bella mamma.

Aggiunse pianissimo: — Hai tu notato, mamma? In lei c’è la coscienza di un’alta mente e di un nobile cuore, e non c’è invece nessun segno per cui sembri consapevole della sua grande bellezza e della sua intelligenza.

— Questo è vero — rispose forte la signora.

— Dillo tu, che hai più esperienza — proseguì egli ancora pianissimo — non è questo un fenomeno raro in una donna?

— Lo credo.

Il treno aveva intanto imboccato la galleria dopo cui si discende a Pesaro. La giovane, non più rivolta al mare, sotto la luce del gas appariva dolorosamente composta nella bianchezza della sua veste, e il volto aveva l’idealità delle sante che pregano e nel pregare piangono invisibili lagrime.

Rombava il treno sotto la galleria e il giovane disse ancora alla mamma:

— Senti: invece di passare la notte in Ancona, possiamo fermarci a Pesaro....

La signora interrogò il figlio con gli occhi e non rispose. Egli proseguì con forza:

.... sì, mi dispiace di non dovere forse più rivedere una così nobile creatura. La fortuna, a detta di tutti i filosofi ed i pratici, non si incontra due volte nella vita.