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160 | la seconda disillusione |
degli infelici, dei deformi, degli inetti alla vita, i quali vorrebbero fare partecipi anche noi che siamo forti, sani, belli delle loro sventure. Ma la filosofìa non può essere un sistema unico per tutti; la filosofia vera non è altro che un’opinione individuale.
La giovinetta non replicò. Ma poco dopo faceva dei cenni melanconici con la testa che volevano dire nella sua intenzione: «Che tu non abbia mai a provare, povero fanciullo, la verità delle mie parole!»
Fu interrotto il dialogo da un grido della signora.
— Ecco il mare! il mare! — aveva esclamato con la festività di un bambino.
— Θαλύττα θαλύττα sei mir gegrusst, du ewiges Meer! L’eterno mare, il santo mare, l’amico delle terre che tutte le cinge e le abbraccia, queste terre nemiche! — sclamò il giovane allora, interrompendosi egli pure, ed affacciandosi al finestrino.
E il mare era in vero lì, dietro le brevi dune di sabbia, il mare placido, cinereo nella sera, dà cui veniva come un brivido di freschezza profonda e consolatrice alle anime ardenti degli umani.
— È assai bello il mare! — disse la giovine volgendo il profilo del suo volto verso lo specchio delle acque.
E tutti tacquero a sentire il mare, che parlava un linguaggio più profondo che il rombo del treno. E la signora elevò poco dopo un altro grido:
— La luna!
— Plenilunio di fatto — confermò il signore.
E la luna sorgeva presso i monti della Focara di dantesca memoria con un rossore grande che staccava su tutte quelle tinte d’azzurro lieve e di cenere.
Contemplavano l’alba della luna.
— Mamma — sussurrò dopo alcun tempo il giovane all’orecchio di lei, piano, mentre la luna come una bolla