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154 | la seconda disillusione |
dei suoi genitori gli permetteranno il lusso di conservare per molti anni la sua cara ingenuità. Forse ad altri un simile figlio non può piacere, ma a noi piace. Ne siamo innamorati. Lei ride è vero signorina? Ma il bello è che il suo babbo ne è più innamorato di me. Del resto, ripeto, è un fanciullo. Pensino che da tre anni da che è uscito di collegio, l’ho sempre avuto vicino: è educato comme une demoiselle. L’ho seguito dall’Egitto sin qui dove venimmo per iscriverlo all’Università e in pari tempo perchè facesse un viaggio d’istruzione e completasse i suoi studii. S’imaginino che da che siamo in Italia, ed è dal mese di gennaio, non è mai uscito una sera senza di me. Insomma fa tutto quello che voglio io.
Lui (comparendo con un gran cartoccio). Oh, eccovi! non riuscivo più a trovare il treno: è un pandemonio questa stazione....
Lei. Sali presto: cos’hai lì di buono?
Lui. Ecco: dell’arrosto: del pollo, della mortadella, del pàtè, del vino, del pane, della frutta.
Lei (nervosamente). Ma l’acqua non l’hai portata?
Lui. No, ma te la faccio portare. (Chiama un facchino e fa portar l’acqua).
Lei. Dio! ma è calda, figliuolo, come mai non hai pensato a farti dare del ghiaccio!
Lui corre a prendere del ghiaccio e, solo allora quando ella potè far scricchiolare il gelo sotto i denti, parve ritornare in calma. Nuovo imbarazzo nel preparare la mensa. Ne fu adibita la cappelliera di cuoio.
Lei. Ma come si fa a mangiare con le mani? dovevi farti dare delle posate: oh, la tua Italia, figlio mio!
Lui. Non ci ho pensato. Del resto à la guèrre comme à la guèrre: prendi i pezzi piccoli, mamma: e lascia pure a me i pezzi grossi.
Cominciarono a mangiare. La signora trovò che tutto era abominable, e mangiò tutto come fosse stato excellent.