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146 la seconda disillusione


Lui. (Consultando l’orario) Alle undici.

Lei. Così tardi? No, figliuolo mio, no! Proseguiremo domattina di giorno. Questa notte ci fermeremo in qualche albergo in Ancona: un albergo con letto pulito da dormire, spero che ve lo troveremo. Di notte, soli, non voglio viaggiare per l’Italia! l’Abruzzo! che nome orribile: io sono assediata dalla vista dei briganti, coi pugnali e i cappelli a punta.

Lui. Hai ragione, mamà; difatti ci potrebbero mangiare, prima te e poi me; anzi prima me e poi te! E più cavalleresco!

La signora allora si credette in dovere di spiegare e giustificare al signore e alla signorina le sue apprensioni sul viaggiare in Italia; poi con una volubilità capricciosa e signorile, fece sapere anche lei chi erano e perchè venuti a Torino, indi proseguì: — Venendo dall’Egitto, ci troviamo spostati; è così diversa la loro vita dalla nostra! A Torino prima cosa è il lavoro; al divertimento ci si pensa poco. Da noi invece lavorano tutti, sì, anche i ricchi, ma solo sino a mezzodì; il resto della giornata si passa a riposare e a divertirci; partite al croket, al tennis, gite in carrozza, in barca, balli, concerti, teatri, occupano tutto il resto della giornata. Tutti si divertono là, vecchi e giovani. Una signora, a cinquant’anni, salta ancora alla corda, se le torna. Saltare, ecco il gran piacere.

Lui..... praesertim di mamà; ballerina disperata anche adesso!

Lei (rivolgendosi di scatto al figliuolo) Oh, dillo pure «di mamà» non mi vergogno mica! Noi, in Oriente, abbiamo fatto la importante scoperta che si vive una volta soltanto....

Lui.... sono state le mummie delle piramidi, signorina, ad insegnarci questo segreto che vivere bene è il migliore degli affari, la speculazione più lucrosa. Ecco come la archeologia può diventare pratica.