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138 considerazioni gastronomiche

come l’uso oggi vuole. Su questo argomento del Lawn-Tennis tutti ebbero la delicatezza di non domandare la mia opinione, rispettando la mia ignoranza sulla pronunzia inglese, giacchè è noto che quando si parla di Lawn-Tennis, bisogna usare termini tecnici inglesi.

Le mie nozioni sul Tennis non vanno più in là di questa, cioè che esso è un antico giuoco italiano, noto, meglio ignoto, col nome di Pallacorda. Ma siccome nessuno fece parola di questo, così io ebbi la prudenza di evitare della storia archeologica, disdicente a quella mensa. Però, pensando all’imberbe giovinetto, non potei far a meno di meditare su questa curiosa contraddizione dei tempi moderni: cioè che mentre i camerieri delle grandi case, dei grandi alberghi, protestano in nome della dignità umana contro la barbara usanza servile di far loro radere l’onor del mento; i giovani signori si compiacciano invece, come espressione di suprema eleganza, di mondarsi il volto da ogni piccolo pelo.

Per contrasto di idee mi venne in mente quel barbuto dottor Antonio di cui parla Giovanni Ruffini nel suo oramai dimenticato romanzo.

Dopo il Tennis venne in ballo la guerra Anglo-Boera, e tutti, forse in omaggio del Tennis, erano ferocissimi Anglofili. Dopo intervenne una torta tremolante e gelatinosa, che trasudava da tutti i suoi pori i più rari sapori. E con la torta fu servito del vino di Sciampagna che credo di non averne mai assaggiato di così squisito.

Avrei voluto elegiare la torta, il cuoco, la padrona di casa. Ma visto che nessuno pigliava l’iniziativa di questo encomio, e sospettando ragionevolmente che facendolo non sarei stato seguito da alcuno, mi attenni al più accorto partito di elogiare il cuoco col fatto; cioè mangiandone molta di quella torta e così farle onore.

Ma proprio sul più bello, senza nè meno dare un cenno di preavviso, la signora padrona di casa si levò e