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di un povero diavolo | 135 |
Or dunque una signorina, una diafana e voluttuosa creatura, dopo aver fatto saltare in gola mezza aragosta, mi fece questa diretta domanda:
— Che cosa ne pensa lei, della situazione di Teodosilla....
Una voce: — Oh, che orribile nome!
Altra voce: — Ma niente affatto è un bellissimo nome, invece.
La questione si accese sull’estetica maggiore o minore del nome di Teodosilla: finalmente prevalse l’opinione favorevole, e Teodosilla fu messo insieme ai nomi di Giuliana, di Viviana, di Noemi e di altri nomi bellissimi e rari e come tali riconosciuti.
della situazione di Teodosilla nell’ultimo romanzo del poeta Parnassius, quando abbandona d’improvviso, come certo lei sa, il bambino del signor marchese Febo di Gioia, il quale si era mostrato inferiore alle legittime aspettative che Teodosilla avea concepito, e tutto questo ella fece per ritornare ecc., ecc.: a me tutto questo pare più tosto azzardato: non è cosi?
Una dama interruppe dicendo che la situazione era anormale psicologicamente, ma normale moralmente. Altri sostennero diverse opinioni sul caso di Teodosilla.
Io non avevo letto quest’ultimo libro, e pur dovendo rispondere, pensai bene rifarmi da capo, e mi credetti in dovere di spiegare le mie giuste teorie sulla scuola simbolista e sullo stile dei decadenti. Avevo anzi instituito un bellissimo e paradossale raffronto tra l’Arcadia del signor G. Vincenzo Gravina e l’Arcadia novissima del signor poeta Parnassius, e già mi ero avviato a parlare abbastanza bene, quando mi accorsi che le mie risposte interessanti profondamente e dall’origine la domanda fattami con tanta premura, interessava invece pochissimo l’uditorio. Anzi il conte Blasius intervenne, e con straordinaria abilità fece virar di bordo alla mia nave, la