Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/212

134 considerazioni gastronomiche

mende, i milioni, i cuochi pieni di risorse e di ingegno: i fastidi e le fatiche le affidate al prossimo, i figli li date a balia, e mangiate adagio! L’estetica!? Il masticare come i buoi e come i villani è antiestetico — voi rispondete. — Ebbene sì, avete ragione, fate come meglio vi garba. Se vi mancasse anche un po’ di mal di stomaco, l’ingiustizia sarebbe troppa!

Queste considerazioni, più tosto sovversive, non le feci allora, allora badai a mangiare il mio delizioso cibreo di pesce. Ma anche qui nuovo impaccio. Il mio unico panino era stato già divorato. Domandarne non osavo, giacchè tutti del loro panino ne avevano a sufficienza. Esso, come è noto, serve più che per cibo» a sospingere garbatamente la vivanda verso la forchetta. Il cameriere a cui rivolsi un’occhiata pietosa, o non capì o si divertì a non capire. Io, messo nell’alternativa o di domandare il pane o di mangiar senza pane, mi trovavo nella malaugurata situazione dell’asino di Buridano che, fra due fasci di fieno, non sa quale scegliere e muore di fame.

Intanto si era accesa una vivacissima discussione su di un poeta assai in voga: il poeta Parnassius, il quale, unico forse nel suo genere, piace tanto alle devote dame che vanno a purgare i loro peccati da RR. PP., come alle signore le quali peccano senza purgarsi: tanto ai parucchieri ed affini, quanto ai signori eruditi. Gli adolescenti apprendono dal poeta Parnassius una nuova forma si di morale che di eleganza.

Le signorine della buona società reputano disdicevole alla loro compiuta coltura il non aver letto il poeta Parnassius. I commessi viaggiatori — non soltanto quelli della letteratura — ma quelli veri di droghe e di stoffe, portano i volumi del poeta Parnassius insieme al campionario. In altri termini il poeta Parnassius testimonia in modo evidente la continuità nelle disposizioni artistiche e nel culto della poesia del popolo italiano.