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CONSIDERAZIONI GASTRONOMICHE
DI UN POVERO DIAVOLO
erchè negarlo? L’invito del conte Blasius di venire a casa sua a mangiare la zuppa, mi riempì l’animo di una gioia profonda.
Questa gioia fu, è vero, amareggiata dalla necessità di comperare un paio di polsini, una cravatta ed un paio di guanti: spesa superiore a quella del mio solito pasto; ma i pasti scompaiono e la cravatta resta in vista. La antica abitudine di riempire parcamente il mio stomaco — la temperanza ci aveva poco merito — e la convinzione che «la zuppa» fosse una figura retorica delle più evidenti, hanno contribuito a questa gioia.
Alle sette bussavo alla casa del conte Blasius. Veramente non bussavo, perchè la porta era aperta, e l’ossequioso cameriere non mi potè portar via niente: nè ombrello, nè impermeabile, nè scarpe di gomma, non avendo io con me nulla di simile, benchè piovigginasse.