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92 sotto la madonnina del duomo


— Della felicità non ce ne deve essere tanta — disse a sè stesso Ambrogino, come la coppia scomparve.

Il dì seguente Ambrogino vedendo la sposa ai giardini, si le chiese bonariamente:

— Suo marito Pasquale non deve mica essere monarchico costituzionale.

— Che! Lui ora è tutto per la rivoluzione.

— E lei cosa ne dice?

— Io? che vuol che le dica. A me dispiace perchè ho paura che si comprometta, che perda l’impiego e forse peggio. Del resto io non me ne intendo di politica. Quello che le posso assicurare è che quando comincia a mancar la roba in casa, si finisce col perdere tutti i buoni sentimenti e ad acquistare tutti i sentimenti cattivi: uomini e donne.

— Gli dica a suo marito — disse allora seriamente Ambrogino — che stia attento. Delle volte a parlar troppo forte di certe cose può capitar male....

— Glielo ho detto tante volte — rispose lei. — Ma sa che mi risponde? Che se lo prendono anche, lui ha piacere. Sono i cattivi compagni che lo hanno guastato, creda, — concluse tristamente.

— E che cosa vuole?

— Lui dice che vuole il comunismo e la rivoluzione; e anzi una volta per celia io gli dissi: «Oh, vai, allora mi farò un bel damo anch’io!»

— E lui?

— Lui m’ha dato un ceffone.

In verità la felicità aveva fatto S. Michele da quelle due stanzette dove un tempo le due tortore aveano edificato il loro nido d’amore.