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90 | sotto la madonnina del duomo |
nini, gattini e bambini di contadini son carini quando son piccini». Dopo poi! — e qui un gran segno. — Io, veda, vorrei che restasse sempre così piccino.
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30 maggio. Gran premio del commercio. Chi vuol vedere che città sia Milano, deve venir qui il maggio quando ci sono a S. Siro le corse, quelle che fanno i signori. Sono spettacoli che non si vedono in nessuna altra parte del mondo, ovvero bisogna andare a Parigi a Londra; e quanto costano? Un bel niente.
Quelli poi che sanno fare a giocare, con cinque lire ne possono guadagnare anche cento. Ci si provò Ambrogino, ma tutto quel gergo degli scomettitori non gli volle entrare, e si accontentò per allora di assistere al ritorno delle corse.
La gente sta sotto il sole come lui stava, finchè arrivano le prime carrozze: tutta via Dante, tutto il largo Cairoli è zeppo di gente, e tutta ben vestita, perchè a Milano se qualcuno ha della miseria, se la tiene in casa e non la mette in mostra. I soldati a cavallo, i carabinieri in gran tenuta, col piumaccio rosso, regolano la folla e fanno proprio un gran bel vedere. Ambrogino non è uomo belligero, ma i bei soldati sui bei cavalli gli piacciono. Almeno — egli pensa — già che si pagano le tasse, che si accontenti un poco anche la vista dei contribuenti.
Proprio mentre Ambrogino, con un occhio degno di un agente delle imposte, computava per passatempo quanto potesse guadagnare un caffè come l’Eden con tutti quei tavoli esposti, si abbattè nella giovane sposa che avea il bambino in braccio, con una bella cuffiettina nova, di bucato, tutta a sbecchi. La sposina presentò Ambrogino a Pasqua, il marito, che già si conoscevano di vista e di saluto.