Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
sotto la madonnina del duomo | 87 |
popòla, bella tosa! ma son modi codesti? I primi tempi me ne feci caso: oh, per chi mi han presa, per una poco di buono? diceva fra me: ma poi non ci badai più: ho inteso che anche alle signore dicono così a volte.
— Ma già — spiegò Ambrogino che si divertiva a sentire quel bel toscano in bocca di giovane donna: lingua che, dopo il milanese, è, a suo avviso, la più gentile d’Italia — è un modo di dire: anche a me, vedela, me disen bel tos.
— Ma sono anche — ribattè lei — tanto sfacciati: anno, quando venni qui, che ero un po’ bellocia, sentivo de’ ragazzacci buttarmi de’ complimenti che chiamavano gli schiaffi....
— Che li compatisca, la mia signora, — disse Ambrogino in modo che ella ne rise — fan mica a posta! Siamo sensibili, noi milanesi, alla bellezza, non ce ne abbiamo colpa noi. Siamo sempre stati inscì fin dai tempi della battaglia di Legnano.
Ella proseguì:
— Ora la faccia il su’ conto: per il latte sono quattordici soldi che vanno ogni volta, a farla misera; e io non ho più tempo di accudire alle mi’ faccenduole e il mi’ marito mi sgrida perchè non trova la colazione pronta. Ma come s’ha a fare che le braccia son due e questi piccini non intendono ragioni? Ho provato il latte del lattaio, ma la è tutta roba artefatta: sarà abilità codesta di affaturare tutto, ma i bimbi ne soffrono. Anch’io, veda, dovrei venir qui a bere il latte perchè sono diventata anemica; ma se bevo io non beve il bimbo, le pare? Al mi’ paese il latte puro....
Don Ambrogino fece osservare che quel latte lì si mungeva su di un terreno assai caro, e che quelle mucche erano tenute con ogni regola, tanto che il veterinario le visita ogni giorno.
— Eh, lei avrà ragione, ma tutte queste belle cose