Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
86 | sotto la madonnina del duomo |
⁂
E così fecero conoscenza e si vedevano sovente ed ella gli raccontava dell’esser suo.
— Quella, — ella diceva, — era stata un annataccia; ma poteva andar peggio, e c’era da ringraziare la Provvidenza perchè il cittino stava bene e non avea avuto nè il lattime nè la rachitide: un vero miracolo se si pensa che si deve vivere in quelle du’ stanzine basse basse e senza mai sole. Guardi che bei dentini gli ha messo: questo si può proprio dire che glieli ho fatti io col mi’ sangue. — Lei sì l’era data giù! Ora del latte non ne avea più tanto, e il medico avea consigliato il latte della latteria dei Giardini.
— Pensi, signor mio, che cosa mi costa questo latte! Da porta Ticinese venir sin qui col bimbo in braccio, io non reggo: dunque dieci centesimi del tranvai a venire, e dieci a tornare: un po’ il bimbo ne beve, un po’ bisogna portarne a casa e sa, è vero, che cosa costa qui il latte al litro, che non è mai un litro? dieci soldi. Anche dal macellaio, dal pizzicagnolo, dal droghiere....
— Sì dal fondeghee — corresse Ambrogino»
.... non danno mai la misura giusta: mettono certi pezzettacci di carta fatti a bella posta con la calce che su di un etto se ne vanno venti grammi a dir pochino: e poi danno certe spinte alla bilancia che la va giù se anche non vuole. Io un giorno ho fatto le mi’ rimostranze, e si dovevano mostrar confusi: che! Hanno risposto, e con che tono, e m’hanno chiesto se la su’ pigione e le su’ tasse le pagavo io: creda che son molto superbiosi i milanesi.
E poi, eh dico, signor mio, non gli hanno mica una gran creanza! Che almeno avessero quella! Tu vai in una bottega e ti senti chiamare dal merciaio: ehi lee,