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sotto la madonnina del duomo | 83 |
— Abbonatevi qui se volete capire qualche cosa, — e colui aveva buttato in mezzo del tappeto verde un certo giornale. Era costui grande elettore democratico e rimbeccò sdegnosamente: — Ma che tedeschi, ma che croati, ma che italiani? Tutti fratelli! Leggete il Verbo! (cioè quel giornale).
E a Don Ambrogino era allora venuta fuori una frase che dovea essere stata bella perchè anche un’altra compagnia che giocava a tresette ad un tavolo vicino, applaudì. Avea risposto: — Bene, fratelli! ma loro fratelli padroni e noi fratelli servitori e bastonati. Provate andare da loro a fare i fratelli negli affari e vedrete cosa vi rispondono!
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Quella notte (la disputa si era protratta ben tardi) rincasando al lume delle lampade elettriche che non costano un bel niente, egli rimuginava le cose dette ed udite e ne sentiva tristezza, giacchè, essendo vecchio, l’idea nuova e nobilissima della fratellanza universale non riusciva ad imprimersi nei lobi già induriti dal cervello; ma si consolò ben presto quando fu davanti alla sua stufa razionale e anglo-americana.
— Ambrogino, vuoi viver felice e vedere il secolo? Ecco l’elixire: ogni mattina un biccherino di me ne impipo e perciò, comunque le cose vadano, nun te ne incaricà! — e fece il noto gesto che.avea appreso nella sua lunga dimora laggiù. — La tua casa, la tua stufa, la tua pensione non te la porteranno via per questo! Tu sei solo, e tu andrai sempre bene. Tu non sei come quei poveri diavoli là!
Erano le due dopo la mezzanotte: nella casa di contro luceva ancora la lampada.
— Si vede che il piccirillo non vuol dormire, — ar-