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dalla padella nella brace 51


— Andiamogli incontro anche noi? La compagna esitava:

— E se scappano?

— Per quello vedrà che non scappano — disse l’oste. — Pigliarli è difficile, ma una volta che hanno le mani dentro le manette....

Ci avviammo coll’oste; e, andando, egli ci spiegava cosi:

— Veda; lo Sbircio è proprio cattivo: gli altri due sono due poveri diavoli che non fanno male a nessuno: saranno tre anni che battono questi luoghi: si accontentano di andare dai possidenti e domandare un po’ di roba; ma con le buone, senz’arroganza e poi si appiattano per le macchie: i carabinieri li conoscono; fanno la loro pattuglia, e li lasciano stare: Vivi e lascia vivere, dico bene? Quante volte non sono venuti a mangiare anche da me! Ma quello Sbircio, che è quello che è scappato dalle prigioni della Pieve, gli è proprio un infame: un mese fa ha scannato una povera ragazza che badava le sue pecore sul Fumaiolo. Ma sono cose da farsi? Vuoi assaltare un inglese, un forastiero che viene a vedere le sorgenti del Tevere? Assaltalo, senza fargli male, però. Ma scannare la gente del paese da cui potete avere sempre bisogno, non va! Se non ci fosse la forza, lo si farebbe a pezzi quell’infame!

Non mi parve opportuno in quelle circostanze contrariare le idee liberali, le chiamerò cosi, del mio barbuto ospite, il quale proseguì:

— Il mio figliuolo è più buono di un pezzo di pane, ma certe prepotenze non le può sopportare. Una sera, pensi, all’ora che si andava a letto, capita lo Sbircio. Noi lo si conosce, e zitti.

Ordina da mangiare e mangia, ordina da bere e beve, ordina la stanza e gli si dà la stanza; hai avuto quello che vuoi? sta buono, sta contento. Dico bene? Che, che! Si alza e