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dalla padella nella brace 45

doppietta. La guida, vecchio e male in gambe com’era, non doveva porgere un gran baluardo, ma in lontananza figurava per uno e dovea aumentare la schiera e quindi incutere ai malandrini un certo rispetto. Ma non mai come allora mi parvero serie quelle, che sempre mi erano parse ridicole, parole dell’immortale Don Abbondio quando, al calare dei Lanzichenecchi, si reca al castello dell’Innominato e ragiona con Perpetua del pericolo che può addurre quella mostra di armi: «Non sapete che i soldati è il loro mestiere di prendere le fortezze?»

E se quei malandrini fossero stati come tanti banditi, diremo così, per bene, la cosa mutava aspetto. Sarebbe stata un’emozione da provare, e piacevolissima da raccontare. Si poteva tener loro questo discorso: «Ma sì, brava gente! ecco la borsa: ve la avrei data anche senza richiesta. I banditi mi sono sempre piaciuti dal tempo che leggevo Die Räuber dello Schiller. Anche il Byron li dipinge asssai bene. La vita libera pei monti!...» Essi ci avrebbero fatto ala ai due lati del sentiero col cappellaccio in mano, e noi avremmo progredito alteramente sulle nostre cavalcature.

Ma dei banditi notoriamente sanguinari e con una taglia di mille lire non mi sorridevano.

Se altri partiti sapesse imaginare chi legge, lo avrei grado: chè io quella notte altri non ne trovai.

E quella luna il cui bagliore sfuggiva dietro il monte, e quelle canne d’organo che rompevano il silenzio notturno incutevano una ben singolare tristezza.

Mi addormentai finalmente anch’io.

«Il primo svegliarsi, dopo una lunga sciagura e in un impiccio, è un momento molto amaro».

Anche questo dice con la consueta acutezza il Man-