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dalla padella nella brace 41


— Tu ne dici di troppe, stassera!

— State cheto, babbo, che io ho tutte le cose mie a posto e so quel che faccio e so quel che dico! — e a noi spiegò così:

— Che cosa vuole che lui sappia dove sono i banditi? Lui fa le sue pattuglie, poniamo come questa sera, dalle Balze a Monte Coronaro: se i banditi fossero a due passi, dietro una macchia, in una cascina, credano pure che lui non si scomoda per andarli a cercare. Lui fa la strada che gli è prescritta. Per far capire poi che è in pace con tutti e per schivare che loro lo prendano di mira, o mette il fazzoletto — bandiera bianca — in cima alla carabina; o viene qui cantando per tutta la strada, quant’è lunga, e per potere cantar meglio si mette in corpo un paio di fiaschi, senza il vetro, ben inteso.

Parlava quell’aitante giovane stando in piedi, con voce sarcastica tanto che io temeva ad ogni ingiuria che il carabiniere s’avesse a levare in piede e i due si azzuffassero: invece nulla. Colui crollava il capo e diceva ogni tanto: «Eh, sie!» oppure «non mi vuoi più bene, Menico!» e piuttosto fissava con insistenza me e la mia compagna.

Infine puntò il dito contro di noi e come avesse trovato le idee che cercava, disse:

— Loro due sono saltimbanchi, è vero?

Io e la mia compagna ci guardammo in volto sorpresi più che sgradevolmente alla domanda villana.

Cercai di persuadere che non eravamo saltimbanchi, e anche per prevenire una possibile ingiunzione di mostrare le nostre carte, levai dal portafoglio il libretto delle riduzioni ferroviarie con tanto di stemma sabaudo e di scritta: Ministero della P. Istruzione.

Speravo che la vista del documento avrebbe avuto forza di far ritrattare la poco lusinghiera asserzione: ma non fu così: il carabiniere non si commosse niente alla