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34 | dalla padella nella brace |
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Il figlio dell’oste ci sedette accanto e domandò:
— Vengono lor signori dal bastione?
— Sì — diss’io.
— E non hanno incontrato nessuno?
— Nessuno: perchè?
La madre gli diè sulla voce:
— Vuoi star zitto? Tu non sai quando parlare e quando tacere: non ci badino e attendano a mangiare.
— Eh, già! — ribattè il giovane; — se fra poco hanno ad esser qui i carabinieri che vengono dalle Balze, capiranno anche loro!
Che c’era di nuovo? Ci guardammo l’un l’altro. E perchè i carabinieri?
— Ma niente! — disse l’ostessa; — è la solita pattuglia.
— Eh, sì! — ribattè il giovane. Non capite che è meglio parlar chiaro, mamma?
E si rivolse a noi e disse:
— È la polizia che dà la caccia a un bandito che è scappato delle carceri della Pieve di Santo Stefano (la frittata aveva perduto di sapore e la guida aveva sospeso di trangugiare il pane): con costui se ne sono uniti due altri e hanno commesso delle grassazioni; sa come fanno i banditi, vanno dai possidenti, domandano la roba e se trovano dei minchioni.... Se vengono a bussare qui — e si leva in piedi e va in un angolo e prende lo schioppo — li inchiodo tutti e tre: a buon conto invece dei pallini da caccia ci ho messo due palle....
La mia compagna era impallidita: anch’io mi sentivo poco bene: la guida ricusò il vino che gli volevo versare.
— Ma fanno proprio del male? — domandò la compagna con una voce che tradiva quello che le parole non dicevano.