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No davvero; ma mi pareva che avrei provato qualche gradevole sorpresa.

Quando arrivai era una domenica: domando ad uno, domando ad un altro dove erano le scuole e nessuno mi sapeva indicare. Finalmente un prete seppe dirmene qualcosa. Vado su, su per una viuzza stretta, sucida, con tutte le comarelle presso gli sporti e i ragazzi che si ruzzolavano da presso.

Qualche cosa come un’insegna e una scritta pendevano da una porta un po’ più grande delle altre: supposi che quella fosse la scuola, nè mi era sbagliato.

Un uomo che stava in un stambugio, intento a legare dei libri (era il custode) mi precedette su per le scale, aperse la porta di una stanza, mi annunciò; e allora vidi un uomo di mezza età, vestito di nero, levarsi dallo scrittoio e venirmi incontro con un «oh!» che sonava un po’ meraviglia e un po’ rimprovero perchè, come mi disse poi, mi attendeva già da qualche giorno. Era il direttore di quel ginnasio.

Un’altra persona era con lui; un vecchietto mal vestito e tabaccoso che al mio arrivare salutò rispettosamente ed uscì.