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e ciò, non so perchè, mi faceva piacere; tanto più che mi allontanava da quella mia casa melanconica. E come all’aprirsi di un velario rivedevo il salotto della marchesa B***, così caldo, così imbottito, dove si consumavano le lunghe sere, e desideravo di ritornarci, anche perchè aveva sofferto molto freddo a casa mia; pensavo poi al club, al teatro, al salottino di donna C***, che profumava di verbena e di tepide viole di serra; e quivi ci si accoglieva indugiando sul vespero, ed ella, la gentilissima, ci mesceva e porgeva la calda bevanda d’oriente: tutti ricordi tepidi ed indolenti. Poi veniva il campo delle corse, i più intimi ritrovi, gli spassi, gli svaghi, fra cui aveva passato dieci anni senza accorgermene, come senza vizi e senza passioni, nel modo stesso che le ore della notte fuggono inavvertite fra i vani e lieti conversari delle veglie invernali.

Era dolce il ripensarvi, dolce come un riposo di carovana sotto i palmizi e presso le fredde fontane. Ma poi le parole di Beppo che si erano allontanate dalla memoria, ritornavano di un tratto e mi attanagliavano come artigli di avvoltoio, producendomi un senso di strano dolore, giacchè io non aveva il coraggio di guardare