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idea la possedeva: un giovane che è alle sue prime armi, che deve avere relazioni nel gran mondo e che vuol riuscire ad aprirsi una strada, deve spendere molto; e se denari non ne ha, bisogna mandàrgliene. Secondo questa logica, mia madre, senza nè meno che io le chiedessi, mi spediva denari con una gran profusione e mi ingiungeva di spenderli.

Perchè bisogna sapere che io frequentavo la società più aristocratica e mondana di F***, ma senza vizio come senza passione, cioè naturalmente. Le relazioni di mia madre, il parentado, il mio nome, mi avevano aperte tutte le porte; e pensandoci bene, mi pareva allora che non si potesse vivere che così, cioè che una persona di garbo dovesse necessariamente condurre quella vita oziosa e mondana. Alle volte, è vero, mi assaliva il dubbio che quei denari rappresentassero o un pegno di gioielli, o un podere che mutava padrone, o un prestito ad usura. Ma le sue lettere che dicevano sempre che stessi di buon animo, che gli affari andavano bene, mi tranquillavano per due ragioni; la prima perchè mi liberavano dall’obbligo di occuparmi dell’azienda domestica e di fare atti di energia, pur