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tava all’indice, e mi scoteva la testa che allora avea molti riccioli biondi con riflessi di rame, che erano una debolezza della povera mamma.

Sebbene allora le acque fossero basse e le cambiali degli amici politici scadessero con la regolarità della classica goccia su la pietra, tuttavia mio padre non aveva smesso che poco dell’andamento domestico: due cavalli in istalla per la carrozza della mamma; un bel polledro bajo, balzano da due piedi, che era una grazia, per me da cavalcare: e la rigida correttezza del costume inglese, di prammatica in simile genere di spassi signorili, era stata temperata dal gusto d’arte di mia mamma, che voleva che io portassi una larga giacca di fine velluto, un bel cappello all’italiana sotto cui i capelli fuggivano a ciocche; e mentre io cavalcavo per le vie di campagna che su per le colline salivano e discendevano, ella mi seguiva con lo guardo intento dal terrazzo più alto della villa.

Mio babbo oramai era tutto assorto nel suo lavoro di agricoltore. Le sue speranze erano senza limite e la sua felicità era raggiante: il patrimonio di famiglia sarebbe stato rifatto su le basi della sua attività e della sua industria.