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come intenti ad ascoltare e bearsi di quella voce ridente.

E allora per la calda afosità del tramonto, in quel muto languire del giorno, una figura di donna nuda, meravigliosa e splendente come un sogno, sorse alla mia vista; e si aggirava veloce fra gli alberi come se i piedi appena lambissero il suolo, e con le braccia sollevate e le palme distese e le chiome accarezzava le erbe e i fiori presso cui trasvolava, come una benedizione.

Il riso lascivo si era mutato in una voce distinta come una cantilena, e quella voce usciva dalle labbra di quella fata.

Diceva: «Io sono impudica come Pasifae, io sono casta come la Sibilla, io sono forte come Ippolita, io sono sapiente come Minerva: io sono eterna. Proteo aveva meno forme di me, e sono anche orribile più di Megera, e sono anche fatale e bella più di Medusa. Nè Arianna con Bacco rise più pazzamente di me, nè Niobe impietrata