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qualcosa; forse una madre, un’amante, un amico, avrebbero compreso. Ma la madre mia era lontana: amante o amico non ne aveva. Pure è certo che qualcuno si accorgeva, ed io ne provava una inquietudine timida e dispettosa.

Perchè Patirai mi fissava con quelle pupille immobili, con quell’espressione quasi umana? Oh, l’angoscioso linguaggio di quelle pupille! e più angoscioso ancora perchè pareva che volessero parlare! nè quasi mai si partivano dal fissarmi, come se dal camminare, dallo stare, dagli impercettibili moti del mio volto avessero voluto leggere nella mia coscienza.

Ma già vi leggevano, perchè nella loro intenta melanconia portavano segnata l’espressione di una gran pietà per me. Ero proprio così: quelle pupille esprimevano manifestamente pietà, ed esprimevano il vero, perchè anch’io sentiva compassione di me medesimo, soltanto che io immergendomi nelle fantasticherie, me ne dimenticavo e invece quelle pupille me ne facevano ricordare.

V’erano dei momenti che l’odiava a morte quella piccola bestiola. Pensare poi di essere amato e di essere compreso da quel miserabile