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stanza o luogo ove godere della vostra fragrante gioventù? ovvero il tedio e la decrepitezza dei secoli fatali è caduta anche sopra di voi? o il feroce carro del progresso vi ha snidato da ogni selva e da ogni fonte?

E pensare che io un tempo aveva tanta fede in voi, antichi segni di verità, e insegnavo con tanta passione che quella dozzina di scolaretti mi stavano ad udire a bocca aperta e facevano tutto quello che io avessi ordinato!

Ma allora, ripeto, la voce mi moriva, e stavo lungo tempo in silenzio come chi è smemorato; e, in fine, riscosso dal bisbiglio degli scolari, riprendeva stanco la spiegazione di qualche regola. Gli scolari! fisonomie ingenue, occhi soavi di adolescenti che venivano alla scuola come sorpresi e un po’ paurosi dei nuovi studi. Ed io posavo la mia mano e le accarezzavo pure quelle testoline bionde e brune; ed essi pendevano dalle mie labbra: mi compiacevo di vederli così docili, così piccini, così graziosi col loro giubboncino alla marinaia, i calzoncini corti, le manine coi geloni, fredde fredde, l’inverno: poveri e cari bimbi! Ma voi passate in un volger d’anni, voi non vi ricordate più! Diventate gio-