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la pace di prima: anzi sentiva le cose, le occupazioni, gli uomini pesarmi e stringere da ogni parte. Provai a riconfortarmi ne’ miei studi prediletti, ma non ci riuscii. Ore ed ore, prima, io le passavo nella mia stanzetta a leggere e meditare sopra un capitolo di S. Matteo, un’epistola di S. Paolo, un dialogo di Platone. Il mondo mi si allargava in paesaggi senza confine, e vi pioveva una gran luce e una gran dolcezza.

Ma allora, per quanto mi ci provassi, non riuscivo più a rinnovare quello stato di estasi nel pensiero. Un giorno deponendo sul tavolo un volume di Platone, domandai: «Vediamo un po’; se Socrate di cui tanti hanno scritto in tutti i secoli, tornasse ancora al mondo, che cosa ne farebbero di lui? lui che aveva la fissazione di voler far diventare gli uomini belli e buoni, e non lasciava in pace nessuno e si appiccicava ad ogni persona e ragionava dalla mattina alla sera, ed era noioso come un moscone! Ma gli tornerebbero a dare il veleno un’altra volta! Ecco una cosa di cui non si può dubitare».

Anche la scuola che era stata un caro asilo di pace, non mi dava più alcun conforto, anzi ne provavo un tedio invincibile al punto che la