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il manuale: «si mette la mano di scatto alla visiera con le dita ben tese, e si batte un colpo di sproni in segno di omaggio». Ma questo poco importa. L’importante è che non mettiamo il piede in troppi falli. Ti saluto perchè, in settimana, partirò per Peschiera, «forte e bell’arnese», come tu sai.
Aquilino guardava con pupille non bene deste quella vigorosa giovane esuberante figura che offriva così largo bersaglio.
— Pare che tu veda in me un fantasma — disse il poeta. — Voleva andare a salutare donna Bàrbera, ma salutamela tu! Come mi sono divertito quella sera! Bada che è un’impresa quella di far uscire il senatore dalla sua sedia olìmpica! Diceva cose intollerabili; ma tutt’altro che dissennate.
— E allora perchè tu vai alla guerra contro i Tedeschi? — domandò Aquilino.
— Bravo! È quello che anch’io mi sono domandato. Perchè vado a fare le fucilate coi Tedeschi? Credi tu alla funzione storica della guerra? Io no! Le cose resteranno, su per giù, come prima. Credi tu che la guerra sia una cosa seria? Dev’essere una cosa seria, perchè vedo che si muore. Probabilmente non è che un’enorme sofferenza in tutti, orientata nella pazza insensibilità di