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— Lo renderò domattina....
— Faccia come crede — gli disse piano Aquilino seguendolo in su l’uscio; — ma, adesso, non insista. Sapesse quanto ho fatto io per condurla a casa! Si vede che doveva succedere così.
— Ah, cara signorina, — disse poi rientrando nella camera, — io devo proprio supporre che il mio braccio me lo abbiano stroncato.
— Oh, mio Dio — fece miss Edith levandosi. — Ed anche la fronte! — esclamò con terrore.
— Infatti qualcosa sento che mi cresce anche su la fronte.
— Oh, mio caro — fece, palpitando, miss Edith. E posò la mano bianca, non sanguinante, su quel lividore della fronte, che cresceva. E poi tolse la mano e convulsamente vi posò le labbra; e poi lui ebbe una rabbrividente impressione: le labbra di lei erano posate su le sue labbra. Non gli faceva più male la fronte, più il braccio, più niente; ma sentiva una palpitazione enorme nel cuore. Oh, le tenere, delicate, carnose labbra!
E i micròbi dei baci?
Più niente i micròbi.
Ora Aquilino sorrideva come un fanciullo baciato. Sentiva — e gli pareva di vederlo — un sorriso di beatitudine infantile disegnarsi