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Noi seguitammo a sorridere per le facezie degli zanni: scarpa larga e gotto pien, prendi el mondo come vieni E i dotti a disputare se questa voce è tosca; se quella è saporosa di Marco Tullio; o tutt’al più, sospirare, Italia Italia, o tu cui feo la sorte! Noi diventammo intanto merce da baratto fra i potenti del mondo. Le armi! le armi! la forza e la concordia! E sapete voi, maestro, chi, in quell’anno di grazia 1494, previde le sventure d’Italia e predicò la concordia e le armi? Un umanissimo gentiluomo, il quale sapeva altrettanto bene maneggiare la spada, come trattare i civili negozi. Io vi ho nominato quel conte e poeta che fu Matteo Maria Boiardo; e ne vedeste, se vi ricorda, il volume sul mio scrittoio. A sua dilettazione e conforto egli veniva componendo la favola o romanzo di quel barbuto paladino Orlando, al quale, a mezzo della vita, capitò mala ventura: innamorarsi della bianca Angèlica! ed ella ne fece strazio e beffa; guìdalo per le mordacchie, l’eroe! fagli vedere la luna nel pozzo! Del che non meravigliatevi, perchè tale è sempre stato il destino degli eroi; e le belle donne non amano che i vanesi e baliosi giovincelli.