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Edith. «Auf, che caldo qui, ma lassù in Iscozia...! Le manderò cartoline fresche fresche.»
E per combinare quel guai con gli ordini della marchesa, gli convenne anche ambìre, come dicevano i latini: conoscere quel professore, dargli ragione in tutto, ricordargli che anche lui Aquilino lavorava per affrettare l’arrivo, al calendimaggio, dell’instauratio ab imis; ed anche dovette fare una parte del tutto indecente: quella del servo infedele, dire cioè un po’ male dei suoi signori, che gli davano il pane e il companatico.
Il professorino ne godeva: — Ah, io sono indipendente, indipendente — diceva.
— Forse un po’ troppo! — pensava Aquilino.
Una mattina del mese di luglio, e per l’appunto il dieci di luglio, Bobby saltava dalla contentezza come un vero saltamartino.
Cettivaio, per sua fortuna, in quell’estate, cadeva a pezzi, esausto dalla lotta contro gli inglesi, e perciò non offriva più resistenza agli assalti di Bobby. Ma anche Aquilino era esausto.
Si adagiò su di una poltrona, si asciugò l’abbondante sudore; ma, grazie a Dio, era salvo, in fine.
La tabella esposta quella mattina nell’atrio del Regio Ginnasio Liceo, recava Tor rechiara