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fosse stato al contatto di una cosa di cui Bobby sapeva appena il nome: la morte.
Domandava con premura ogni mattina: «Come sta?» quasi che il male della morte fosse stato una specie di raffreddore.
Ma Aquilino, che aveva deliberato di non recarsi più nella torre di Albraccà, vi si recava sovente. Non che il marchese Ippolito gli permettesse di parlare della sua cara mamma, e della sua casa che non era più!
Il marchese parlava sempre lui, e non ascoltava che le sue parole. Ma certi suoi aberranti ragionamenti gli addormentavano il dolore o parevano far scomparire il suo dolore in un più gran dolore.
Il marchese don Ippolito offriva anche da bere theologaliter, e questo pure era un bene.
— Mio nonno è morto, mio padre è morto — diceva — , mia madre è morta. Per fortuna, la mia memoria, a cagione della lontananza, non li vede più! Io morirò. E allora? Caro maestro, lei è giovane, ma le cose procedono lo stesso così, anche se siete giovani e non le vedete.