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nuova. Pure avrebbe voluto conservarla intatta così come era, quella camera; e non per breve tempo, ma per molto, ma per un tempo senza limite.
«Dei figli — meditava con la testa fra le mani — che avessero questa religione di conservare, e poi dei figli dei figli....»
Perchè la religione è la vittoria contro la morte.
Ma poi — dopo assai tempo — si tolse da quella meditazione, e gli insorse un furore di tutto distruggere in quella camera. E pareva empietà.
E volle che la bara fosse grande, più grande, assai grande! e dentro tutto depose: i pannilini antichi di lei, con la sua cifra; alcuni merletti che le mani di lei, giovanetta, lavoràrono; e i santi tutti, e Cristo; e i ritratti tutti; del babbo, di una sorellina adorata che era morta, e i balocchi di lei, che la mamma serbava come sacri (e nessun occhio profano aveva più veduti dopo che la bimbetta era morta, in quella campagna). «Lì, lì, sul tuo cuore, nel tuo cuore!» — diceva Aquilino — , ed i ferri della calza incominciata, e