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Santi numi, se tutti vogliono la gloria, come ci può essere posto per tutti?
Ma se Aquilino avesse cominciato questo discorso, chi sa dove sarebbe andato a finire! E perciò gli grattò un pochino di quella malattia, dicendogli che i poeti sono conosciuti, di solito, dopo molto tempo. Voleva dire, per non sbagliare, «dopo la morte».
Il poeta Emme era anche lui di questa opinione.
— Lei dice — domandò Aquilino — che il senatore non me la perdonerà più?
Il poeta Emme crollò la testa come un medico che fa una diàgnosi disperata. — Però senta: c’è un rimedio: donna Barberina l’ha mai spedito a sentire delle conferenze?
— No — rispose Aquilino, meravigliando.
— Oh, la spedirà! Bene: il senatore deve tenere una sèrie di conferenze. Lei vi assiste, fa la relazione, e loda in modo particolare la grazia, il sentimento, il prof ondo intuito del bello.
— Cioè quello che non ha.
— Già! E lo vuol lodare per quello che ha? Lei firma i soffietti e ci penso io a far pubblicare.
— Non mi garba, — rispose Aquilino. — E poi senta: io mi sono inscritto in lettere, perchè la marchesa ne ha fatta una questione.