Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
-96devo io studiare la storia di gente che non è mai esistita?
Aquilino a queste parole fece un rapido esame di coscienza. Realmente, egli poteva avere rappresentato con troppa evidenza drammatica la storia di Romolo, di Muzio Scevola, di Fabrizio, di Camillo; e quanto a Lucrezia, a Cornelia, a Virginia aveva forse tenuto conto più della presenza di miss Edith che del minuscolo Bobby. Ma per Dio, fandonie, ah questo poi...!
Ma Bobby dolentissimo, anzi felicissimo, non si mosse dalla parola fandonie; precisò anzi tempo, luogo, azione: cioè ieri l’altro sera, venerdì; il salotto di mamà, presenti tutti: Oh povero bebi, — gli avevano detto — ti fanno ancora imparare tutte queste fandonie? E poi c’è dell’altro, sentirà.
— Anche dell’altro? Ebbene, senta Bobby, — disse Aquilino levandosi in piedi con un grande convulso — le dispiacerebbe sentire se la sua signora mamma può ricevermi per un momento?
Bobby non domandava di meglio. L’ostruzionismo delle lezioni era una sua specialità. E corse di là.
«Manigoldo!» — fremeva Aquilino. — Ecco la riconoscenza per tutto quello che faccio! «Fandonie!»