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— Dice lei, fräulein Violetta. Ma sai che lei fa una propaganda in questo senso: che è ora di smetterla con questo sfruttamento indegno della bellezza! È come per il genio di noi scrittori: sfruttato! Chi lo vuole, se lo paghi! E così la bellezza! La bellezza costituisce il genio della donna; chi la vuole se la paghi!
— Dici tu.
— Dice lei, fräulein Violetta. Ma sai che anche moralmente è una donna straordinaria? Le signore dell’aristocrazia, le borghesi perchè sono ricche, si permettono di fare un’atroce concorrenza all’onesto proletariato delle lavoratrici, e buttano per niente sul mercato la divina bellezza.
— Ma chi dice così?
— Lei, sempre lei: ti dico che è una donna di genio! Ora fräulein Violetta è la più bella donna del mondo. Esiste un plebiscito, e tu puoi capire com’è ricca fräulein Violetta.
— Ma in tale caso non è più vestale.
— Anima mercantile di borghese, — esclamò Lionello — che non imagina una partita senza la contro-partita! Ma non sai tu che quando fräulein Violetta ha esposto la sua divina nudità, quando ha regalato il suo sorriso, ha pagato? Tu lanci le fialette dell’acqua da bagno di fräulein Violetta, e hai un successo strepitoso!