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Parla bene l’italiano, ma al suo cane, un cane molto educato, parla in francese.
Ho avuto l’onore di ospitarla in casa mia, che il babbo e la mamma volevano visitare il secondo piano, rimasto sfitto, della mia palazzina. In quella occasione siamo rimasti soli.
“Magnifico!„ disse alludendo alla mia palazzina.
“Ah, sì!„ risposi. “Palazzina dei conti Tornamali: oggi mia proprietà, miss N....!„
Ma vide una poltrona inglese; vi si sedette di un balzo, rimbalzò su, e poi si rincantucciò: “Si sta molto bene qui„. Era di maggio. Ella portava un cappello fantasia di tulle, costellato di bolle nere, su la cui aureola spiccava il suo profilo, col suo nasino: l’abito di mussolina aveva sopraposti certi ricami di draghi e serpi, d’oro e di argento. Le belle braccia erano guantate di pelle bianca, le gambette erano tutte bianche, e protendevano ardite con le scarpette pur bianche.
Mi pareva uno scoiattolo orientale.
Mio Dio, possedere in casa questo animaletto prezioso! Se le allungo un braccio, mi balza sopra e si avvolge intorno.
Infatti balzò dalla sedia a sdraio, e fece ci, ci:
“Lei manca di una cosa, Sconer.
“Io manco di una cosa?
“Sì, lei non ha libreria.