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remo due, ne faremo tanti. Quanti lei vuole. Tanti contessini e contessine, vestiti di bianco, per il giardino delle Cipressine, rimesso a nuovo, con tanti bei fiori; e dietro una nurse inglese col manto di viola. D’inverno staremo a Milano, nella mia palazzina, o andremo anche in riviera, se fa bel tempo. Faremo anche qualche bel viaggio, se le piace. Non le pare un bel programma? Ma la pianti con Cioccolani e l’Attileide!

Io ero liquefatto, come si vede, da essere raccolto col cucchiaio, come dicono a Milano. Mi aspettavo di essere raccolto, e invece lei disse:

— Ah, no!

Ed ella proferì questo no! con tanta passione che l’incanto fu rotto, e mi sentii come da una forza centrifuga trasportato ancora dalla voragine del mare su la riva. Il sangue però mi girava nella testa, e intanto sentivo la sua voce quasi piagnucolosa che diceva:

— Anche lei, Sconer, come tutti, contro Cioccolani.

— Ma vuol mettere me con Cioccolani? Capisco quell’altro, ma Cioccolani, evvia! Io non potevo farle il torto di credere che lei fosse innamorata di quel Mardocheo....

— Ah! — esclamò come la avessi punta. — Non lui, ma il suo genio.