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— Contessina — dissi — anch’io ho inteso dire che il matrimonio è in crisi, che è una formula oramai superata: ma con tutto questo, che vuol che le dica? Mi pare che una mogliettina graziosa, intelligente, buona, capace di ricevere e dare consigli, congiunta ad un uomo solido, equilibrato, intelligente, corpo d’un cane!, sia sempre una bella instituzione.

— Io dovrei — disse — allora diventare proprietà di un uomo.

— E un uomo, viceversa, sarebbe sua proprietà.

— Ed io dovrei essere oggetto di piacere per un sol uomo?

— Questa certo sarebbe la formula desiderabile. Quanto poi al piacere — osservai pudicamente — , mi pare che sarebbe una cosa reciproca.

Ella non sorrise nemmeno.

— E se io mi stancassi? — domandò.

Ella aveva fatto questa domanda impura con tanta purità che io palpitavo, ma non osai di toccarla.

— Ah, contessina — dissi — ma chi sarà mai l’uomo che possedendo lei non farà di tutto perchè lei non si stanchi?

Sorrise come ascoltasse una fola lontana, e

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