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— C’è tutto in tavola, vero? — mi domandò sorridendo.
— Sì, manca una cosa e poi c’è tutto.
— Ah, i fiori, mancano i fiori.
C’erano ancora dei gigli nel giardino: li coglie, cioè li vuol cogliere, ma il fusto resiste.
Allora io levo dall’astuccio il mio temperino d’argento, faccio scattare la lama, offro.
— Ma lei ha tutto, Sconer!
— Tutto, contessina.
Così ella taglia i gigli. Li aspira, e sospira: — Ah, deliziosi i gigli! Sentite, Sconer!
— Sì, deliziosi: ma hanno dentro l’inconveniente di quella cosina gialla. Vede?
E pulisco la cosina gialla che si è attaccata su la punta del mio naso, e — pardon! — anche sul suo.
— Piuttosto — dico — cogliamo delle rose.
Colgo una rosa, la odoro, ma vedo venir fuori due bestie. Orrore! La contessina ride, ma io scuoto la rosa e schiaccio le due bestie.
— Cosa avete fatto, Sconer! Voi avete ucciso due bellissime cetonie.
— Ma perchè erano entrate dentro le mie rose?
— Per amarsi — disse la contessina — e le rose sono il loro talamo profumato.
— Fortunate le cetonie — sospirai io.