Pagina:Panzini - Io cerco moglie!, 1920.djvu/217


— 203 —

proprio oltraggiato domandava qualche riparazione.

Ella si stava mattina e sera, sola soletta, sotto la pergola, curva a lavorare; con cane Leone, immobile ai suoi piedi.

Deliberato il colloquio, feci una toilette come per una visita di condoglianza. Infilai un paio di guanti e mi inoltrai per il vialetto. Il mio passo scricchioiante su la ghiaia fece voltare la testa ad Oretta. Cane Leone — maledetto sempre — era anche lui tetro: non voltò la testa, non latrò: ma si limitò a mostrarmi i suoi denti.

— Buon giorno, signorina Oretta — dissi. — Io sono dolente di non aver potuto salutare ancora una volta il signor Melai, tanto caro e simpatico giovane.

— È partito.

— Definitivamente, lo so.

(Silenzio).

— Permette, signorina, che io mi sieda?

— Ma la prego.

(“E anche lei permette, è vero?„ — dissi con lo sguardo a cane Leone). Mi sono seduto su la poltroncina di vimini, dove sedeva Melai.

— Permette anche, signorina Oretta, che le parli?

— Ma la prego.

Ella stava sempre con la testa in giù, sul ri-