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XXII.
FACCIO DELLE AVANCES.
L’altra mattina, domenica, l’avvocato mi ha voluto condurre su al primo piano a vedere la sua libreria con “i suoi cari libri„, i libri “del suo caro babbo,„ con il ritratto “del suo caro nonno„; e appunto ho sorpreso Oretta nel così detto salotto che spolverava e rassettava. Non era ancora pettinata, e così, un po’ discinta, in gonnellino, ed un fazzoletto rosso annodato in testa, era in istile: pareva una beduina.
Nel passare le ho detto: — Oh, che brava massaia! Ma tenga un paio di guanti vecchi per non guastarsi le manine.
L’avvocato mi presenta i suoi cari libri, a cui suo padre, quando era vivo, “faceva caro„ con la mano, e anche lui “fa caro„.
— Questa è un’intera biblioteca. Legati molto bene, — osservo io.
Mi presenta anche l’avo, cioè il ritratto: una faccia liscia come un cammeo, che usciva da una gran cravatta girata attorno al collo.
— Bel quadro! Già allora usavano le cravatte così. Come si vede l’uomo posato!