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Sono corso via, un momento. Era la Lisetta, dietro lo chalet, che scoppiava dal ridere.
— Fa il piacere, va via!
*
La seduta è finita. C’era la luna. Cioccolani si asciugava il sudore.
Mi parve che seguisse un po’ di silenzio imbarazzante.
— Veramente di e etto — dissi io.
— Vero? — esclamò la contessina, come riscossa da un sogno. — Mi fa piacere, Sconer, sentir lei parlare così. È una lirica assolutamente pura! Adesso lei non prova che un arrière-goût; ma ad una seconda audizione, sentirà tutto il dinamismo del Pan ultra-sensibile.
— Perfettamente.
Silenzio con la luna.
Per me la “lirica„ era lei, e ne sentivo tutto il dinamismo.
— E l’Attileide, signor Cioccolani — domandai a lui — è del genere?
— Supera — dice la contessina.
— Gli altri poeti — declamò allora Cioccolani — hanno plasmato modeste ìmagini; noi abbiamo soffiato il nostro alito dentro le imagini stesse. Non basta! Quella era l’umanità. Noi