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— Però lei, avvocato, si varrà dell’articolo del codice 1950, o qualche cosa di simile.
— Oh, bravo! — mi fa la signora con significazione. — Senti che te lo dice anche il signore? Gli infami! Dopo tutto quello che avevamo fatto per loro. Persino il carbone in cucina ci avevamo messo! E quello che hanno rovinato! Gli elastici del letto eran novi noventi. Cosa ci facevano poi...? I ragazzi ci saltavano sopra.
Qui interviene la signorina Oretta: — Lui, papà, ti ha scritto che pagherà.
— Mi dispiace, signorina, — dico allora io — ma pagherò non basta. Tutti possono dire pagherò. Si dice: pago! signorina.
— Senti, bambina, — dice mamà, — il signore come parla bene?
Io ho parlato con amabile sorriso, ma con tutto questo inspiro soggezione.
La signorina Oretta è confusa, e non risponde.
*
L’accordo fra me e la signora è completo, e diventa più completo quando io pago l’affitto sùbito e senza discussione. Chi discute è lei. Entra in confidenza con me. Il Comune socialista è il suo incubo, è l’orco che le mangia la casa, cioè gliela rosica con l’aumento delle tasse.