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della situazione, il giorno in cui anche voi, signorina Oretta, amabile oggetto casalingo, sarete regolarmente consegnata al cavalier Ginetto Sconer„; ma in questo punto delle mie meditazioni sento qualche cosa che mi fruga dietro, sui calzoni.
— Eh, ma cosa c’è? — dico facendo un salto indietro.
Una testa tremenda era attaccata ai miei calzoni. Era un cane di proporzioni colossali.
— Oh, non fa niente, signore; Leone, Leone, vieni qui.
(È il cane della signorina. Veramente, non mi sarei pensato che anche questa signorina avesse la specialità del cane).
— Non è mica pericoloso quest’animale?
— Oh, tanto buono, tanto intelligente. Leone, vedi il signore? Ricôrdati, Leone, che devi essere molto educato col signore.
La signorina Oretta parla così al suo cane con molta grazia; e sorride. Veramente prima aveva riso del mio spavento.
Il bestione non mi sembra bene intenzionato.
L’episodio sgradevole mi ha permesso però di osservare che la signorina è fornita di magnifica dentatura e, quando ride, le si chiudono gli occhietti e le si apre la bocca.