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— Ci manca il nome che non lo sapevo.
— Cavalier Ginetto Sconer.
È un po’ mortificata.
Il mio sguardo penetrante passa dalla lista degli oggetti casalinghi, bicchieri, piatti, posate, alla lista del di lei volto: capelli, naso, bocca, ecc.
Ma ella non resiste a lungo al mio esame: i suoi occhi devono essere di quelli secondo la prescrizione del dottor Pertusius perchè si turbano subito, e dice:
— Scusi bene, se non è scritto bene....
— Oh, benissimo. Bicchieri, piatti, posate.
Certo non è quella scrittura vibrante delle signorine della buona società: è una scritturina come lei, e anche la voce è come lei: una tranquilla cantilena, un po’ provinciale. Il volto è regolare, anche troppo, perchè non ha nessuno di quei motivi decorativi su cui il desiderio si impiglia. È così liscio che anzi il desiderio vi scivola. Gli occhi non hanno specialità: due semplici occhi! Il petto non offre rilievi visibili: ma certamente si formerà, perchè la madre autorizza le più lusinghiere speranze.
Molto notevoli sono invece i capelli di un nero nubian. Se non fossero lì, tirati, tirati, se ne potrebbero ricavare effetti di primissimo ordine.
“Ci sarà molto da fare per ridurvi all’altezza