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(Lui sarei sempre io. Non è lusinghiero).

— Scusi, contessina — domando, — Attila è veramente morto così?

— Attila veramente è morto in un congresso carnale in Pannonia; ma è stato Cioccolani a ricavare da questo fatto comune un altissimo significato simbolico.

Cioccolani è commosso, benchè silenzioso. Io mi congratulo con lui.

— Lo rappresentano a Milano questo dramma?

— A Milano? — dice allora Cioccolani. — Questo dramma non può essere rappresentato che a Roma, il centro della latinità.

— È il dramma — dice la contessina — che deve destare l’anima delle turbe romane.

— Questa — mi permetto di obbiettare — credo che sia una cosa difficile, commuovere i romani.

— L’arte può tutto!

— Allora non parliamone più.

A questo punto Cioccolani guarda l’orologio sul braccialetto e dice: — Sono le undici. La messa è già cominciata. Venite, basilissa?

— Mi dispiace; c’è mammà che è un po’ debole.

(Mi ha vuotato un cestino di paste e la chiama debole!)

Il poeta se ne va.

— Anche il signor Cioccolani è così religioso?