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Manifesto questa opinione: ma non è approvata.
— No, no, no, liquori! — esclama la contessina. — Precisamente il contrario. Ora poi che Cioccolani è in istato di grazia e di martirio, guai se prendesse eccitanti.
Domando se il signor Cioccolani sta poco bene.
— Sta creando — dice la contessina.
Mi permetto di domandare che cosa sta creando.
Cioccolani si è irrigidito e non risponde.
— Un poema drammatico — risponde per lui la contessina.
— In prosa o in versi? — domando io.
Il poeta fa una smorfia di disgusto.
— Superato! In prosa lirica — dice la contessina.
— Ah, benissimo — dico io. — E sarebbe?
— L’Attileide, o Attila re degli Unni, ossia la lotta delle stirpi.
— Press’a poco come adesso — dico io.
— Vedete, vedete? — esclama la contessina. — Vedete, Cioccolani, che capisce anche lui?
(Lui sarei io.)
— Raccontate, raccontate Cioccolani, quante persone vi saranno su la scena.
— Più di trecento — dice allora Cioccolani: — Unni coperti di pardalidi, vescovi mitrati, ca-