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Dopo, è venuta la gita pei dintorni. Lui, la guida artistica, dà gli ordini. Era quasi piacevole sentirlo, con una calma che pareva lui il proprietario dell’automobile, comandare: “Velocità, velocità„. E volta di qua, e volta di là, su, giù, gran velocità. “Velocità! Oh, salire al Carro di Boote! infrangersi a Vega!„ sentivo che diceva alla contessina. La contessina agitava con la mano una lunga rama di rose, e diceva anch’essa: “Velocità!„
Un momento, perchè l’automobile è mia.
Biagino, il mio chauffeur, era fuori della grazia di Dio. Prendo posto vicino a lui, perchè se mettiamo sotto qualcuno, chi ci va di mezzo sono io.
Era supponibile che lì, nella campagna, dovessero andar d’accordo: perchè la campagna è quella che è.
Ma niente affatto! — La natura — gridava il poeta — bisogna violentarla, prenderla a calci e a pugni.
— Ma no! accarezzarla — diceva Maioli.
— Ma no, Maioli — dice lei. — Soltanto la violenza è dinamica. Stop! stop! — gridò poi.
— Fa il piacere, ferma — dico a Biagino. Ci fermiamo.