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IX.
GITA ARTISTICA.
La notte mi sono sognata la contessina. Io ero un pascià, come si vede in quel quadro dove c’è un pascià turco sul trono che compra le schiave nude. Io comperavo Ghiselda: palpavo, esaminavo bene. Davo a Maioli, che era il negriero, un numero considerevole di quei fedeli amici che sono i biglietti da mille. Lei era umile e muta, vestita soltanto con la sua capigliatura: una cosa da fare impazzire!
Mi stavo vestendo al mattino, e il cameriere mi recapita questo biglietto: “Caro Sconer, donna Ghiselda vi fa l’onore di esservi guida nella visita ai monumenti e dintorni. Tenete pronta automobile ore quattordici. Maioli„.
“E va bene — dico — . Passeremo una bella giornata„.
Macchè! Mi hanno fatto consumare due latte di benzina, col prezzo che costa oggi, e non mi sono divertito niente.
Ecco come sono andate le cose.
Alle due mi vedo arrivare la contessina, Maioli e un terzo individuo: una specie di nane-