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78 | il romanzo della guerra |
la! Ora no! Il tempo urge. Questa è la guerra del tempo. Perciò nessuna attesa, nessuna pietà.
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Parigi, Parigi! Le donne di Francia non hanno più belletto! Esse che sono così «civiline!». Altro seme vi feconderà?
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All’osteria, la sera, al lume della lampada acetilene, quattro «proletari» giocano tranquillamente a tresette.
— Adesso, con la guerra — dice l’oste — tutti hanno perso la testa. Si stava così bene prima....
(Già, si stava così bene prima: bere vino, partite a tresette, un po’ di sciopero ogni tanto, e guerra ai signori).
— Abbasso le armi e viva la pace! — esclama uno, possibile richiamato. — I signori fanno adesso la loro guerra, ma verrà il giorno che noi faremo la nostra!
Cerco di dimostrare che anche i signori oggi non stanno bene. Leggo: Due banchieri di Bruxelles, ostaggi per il pagamento dei 200 milioni.
— Ci sta ben bene ai signori — dice un calzolaio senza degnare di voltarsi. — Busso e striscio... Noi siamo proletari!